L'episodio che segue è accaduto nel giugno del 1990.
In quel periodo in Italia non era molto semplice trovare piercing studi professionali come si possono trovare ora.
Erano poche le informazioni riguardo il body piercing eseguito con
l'utilizzo dell'ago e la possibilità, con questa tecnica, di adornare le
più svariate parti del corpo.
Allora frequentavo ambienti punk in cui erano consueti gli orecchini
multipli alle orecchie e alle narici, per lo più sparati con la pistola,
o che ci facevamo con gli orecchini stessi o con spille da balia.
Dopo diverse ricerche e attraverso alcune conoscenze scoprii che in
Olanda esisteva qualcuno che praticava piercing a livello professionale.
Purtroppo non mi giravano molti soldi in quel periodo.. però quel
piercing, chiamato prince Albert, di cui avevo sentito parlare e visto
in alcune riviste di "body art" e in un libro, ora considerato un libro
cult, lo volevo per davvero e sapevo che per ottenerlo avrei fatto
qualsiasi cosa...
Con l'aiuto di un'amica che parlava inglese fissai un appuntamento telefonico con il Piercer.
Fu così che utilizzando un biglietto ferroviario contraffatto, che
pagai 20.000 lire (circa 10 euro) presi quel treno Milano-Amsterdam, era
il mio primo viaggio così lontano da casa..
Appena arrivato cercai l'indirizzo dello studio ma mi persi per le
strade di Amsterdam finché lo trovai, non era un negozio come mi
aspettavo, al civico di quella strasse c'era solo una porta nera con
pomelli d'ottone ed una targa affissa con scritto solo il suo nome.
Suonai il campanello, dopo alcuni minuti qualcuno aprì la porta, mi
si presentò di fronte un uomo magro di media altezza capello corto e
ossigenato con qualche microscopico orecchino ai lobi. Con il mio
modestissimo inglese cercai di farmi capire spiegandogli che avevo un
appuntamento per fare un piercing, ma mi accorsi che anche lui aveva
qualche difficoltà con la lingua, dopo esserci intesi mi fece cenno di
seguirlo.
Attraversammo un lungo e stretto corridoio che finiva con una scala
ripidissima dove vi era lo studio situato al piano inferiore.
Lo studio era piuttosto spazioso con al centro un lettino, lungo le
pareti alcuni mobili e scaffali, appesi alle pareti vi erano alcuni
poster che ritraevano per lo più uomini e donne tatuati e pirsati in
varie zone del corpo alcuni dei quali anche sui genitali.
Di fronte, che copriva quasi totalmente la parete, vi era una
gigantografia di un genitale maschile eretto, ed adornato da diversi
piercing tra cui un prince Albert.
Con alcuni cenni mi fece capire che il momento era arrivato e dovevo spogliarmi dalla vita in giù e sdraiarmi sul lettino.
A questo punto disinfettò tutto il glande del mio pipino con una
tintura scura, quindi segnò il punto di uscita del PA con un pennarello,
prese l'anestetico e lo iniettò dietro il glande subito sotto il
frenulo del mio povero pipino che dopo alcuni minuti si ridusse di
dimensione e di sensazioni....
Si accertò punzecchiandomi il glande e le zone limitrofe con uno
stuzzicadenti per accertarsi che l'anestetico avesse fatto il suo
effetto, per lubrificare l'uretra introdusse un cotton fioc intriso di
una pomata e successivamente il tubo ricevi ago unto dello stesso
unguento, dopo di che vidi che con un ago passò attraverso questo tubo
per poi uscire sotto la testa del mio glande da un lato del frenulo
forandolo, percepii appena il dolore in quanto anestetizzato, l'idea di
essere stato forato proprio in quel punto, e che da li a poco avrebbe
inserito un gioiello, mi dava una bella sensazione interiore, ma
l'operazione non era ancora conclusa. Attraverso l'uretra era passato
solo il primo, spesso due millimetri, dei due aghi che aveva preparato
in precedenza sul vassoio insieme al gioiello, infatti poco dopo prese
l'altro ago più spesso di quello precedente, quindi infilò nel retro
del primo la punta e così facendo spinse fuori il primo lasciando il
posto a quest'ultimo che allargò ulteriormente il foro, quindi tolse il
tubo ricevitore e spinse fuori l'ago con l'orecchino stesso che poi
chiuse con una sfera.
Ormai l'operazione era finita finalmente! Ero riuscito ad ottenere il tanto desiderato Prince Albert!!
Infine il piercer sempre con modi gentili mi offrì un caffè e
cercando di spiegarmi nel suo inglese e per metà olandese cosa avrei
dovuto fare per curarlo, mi fece capire che era importante bere molto ed
evacuare spesso per pulire la ferita dall'interno, ed altri consigli,
lo ringraziai e dopo averlo pagato mi diede una bottiglietta con una
soluzione trasparente, da utilizzare per la disinfezione quotidiana del
piercing, ed una fotocopia con la cura tutta scritta in inglese che
una volta tornato a Milano mi feci tradurre..
Per me é stata una bella esperienza fare questo piercing ed aver
incontrato questa persona di cui ancor oggi ho un bel ricordo, e che mi
ha dato quell'input per intraprendere, in seguito, l'attività che svolgo
tuttora. In seguito andai a trovarlo diverse altre volte con dei miei
amici ed amiche in occasione di altre perforazioni.
Ora il foro del mio Prince Albert l'ho allargato di molto ma conservo
ancora gelosamente quel gioiello, ora appeso ad uno snake d'argento che
porto sempre al collo come ricordo di quella mia prima volta!
Sito originale della prima pubblicazione:
Storia del mio prince albert